Tradizione e Storia: Il Canto della Passione

Le antiche tradizioni e consuetudini, legate alla vita religiosa e contadina delle nostre vallate, si stanno lentamente perdendo, mentre di quelle più antiche si ritrova traccia solo negli atti d’archivio, molte altre si sono perse in tempi relativamente recenti con l’avvento dell’era industriale, o negli ultimi decenni perché ormai non più sentite, essendo andato allentandosi il forte vincolo di comunità che caratterizzava le nostre comunità contadine.
Da documenti d’archivio apprendiamo l’usanza delle Ciabore, quando in occasione dei matrimoni gruppi di paesani si ritrovavano a far fracasso sotto la casa della sposa armati di pentole e pertiche capeggiati da un “Abba”, deputato a dirigere fracasso e a cantare “le Ciabore,”

Ai funerali delle persone più influenti era consuetudine l’obbligo lasciato con legato dal defunto agli eredi di farsi carico della distribuzione di una quota di pane ai partecipanti.
La necessità obbligava poi contadini a riunire le forze per pratiche quali la battitura del grano o delle castagne la raccolta o la pigiatura dell'uva, e allora il canto risultava un collante eccezionale, intonato da solo ma spesso accompagnato dal suono di semplici strumenti a fiato, zuffoli, pifferi trombe o in occasione delle feste da fisarmoniche canti e balli allietavano poi le principali feste paesane, dal carnevale alla festa patronale. Ricordo come ancora nei primi anni settanta il primo giorno dell’anno dopo la messa del mattino era consuetudine per noi bambini essere inviati ad augurare buon anno ad amici e parenti chiedendo loro la strenna (cioè un’offerta in noci, mandarini, e rari dolci e caramelle) ripetendo la filastrocca “bondì –bondì bon-an dème a streina cùll’è ì prim èd l’àn”.

Nel periodo della quaresima, anche a Pallare Gruppi dei cantori si spostavano presso i cascinali o le case delle persone più facoltose, e più recentemente lungo le vie dei paesi intonando la canzone delle uova, ricevendo dalle famiglie offerte in uova.
Nel primo dopoguerra a questo canto si aggiunse il Canto della Passione del Signore, importata nella versione allora in uso nelle valli di Spigno e Roccaverano.

Nel 1996 e fino al 2003 la Pro loco di Pallare nel tentativo di valorizzare questa tradizione canora molto sentita e rimasta in uso solo a Pallare organizzò la Sacra rappresentazione del Canto della Passione, fondendo l’antica processione che i Particolari (capi famiglia) appartenenti alla confraternita di San Bernardo svolgevano girando attorno alla Chiesa, ogni giovedì Santo, con il Canto della Passione.
La rappresentazione della Passione coinvolgeva l’intero paese con centinaia di comparse in una suggestiva processione di incappucciati che partendo da loc. Damonte, si snodava lungo le vie del paese, al suono del tamburo, fermandosi ad ogni stazione, dove il gruppo dei cantori intonava una strofa del Canto della Passione alla quale seguiva dietro un telone illuminato la rappresentazione della scena del martirio corrispondente in un’atmosfera d’altri tempi rischiarata solo dalla luce delle torce.
Negli ultimi anni mentre la tradizione della canzone delle uova continua ad essere portata avanti anche in altri paesi, per continuare a dare linfa vitale al Canto della Passione il gruppo dei cantori della proloco pallarese ha coinvolto con successo anche i bambini delle scuole primarie nelle loro rappresentazioni canore serali.

CANTO della PASSIONE del SIGNORE

  1. GESU’ SIGNOR
    quando fece la cena
    Ripien d’amor gli apostoli suoi mena
    e allor si sentì a dir,
    un di voi m’ha da tradir,
    Ohimè che pena
  2. Poi i piè lavò
    (a)gli apostoli suoi santi
    E dispensò il suo corpo a tutti quanti
    E giuda traditor,
    non emenda dall’error
    a Dio davanti
  3. All’orto andò
    Signore benedetto
    al padre orò
    col cuore pien d’affetto
    E Giuda arrivò lì
    e disse a Lui “bondì “
    Maestro eletto
  4. Con gran furor
    le turbe l’afferrarono,
    quei malfattor
    il buon Gesù legarono
    talchè in prigione andò
    calci e spine toccò
    con onta e scherno
  5. Un traditor
    nella faccia beata
    Diede al Signor
    una crudel guanciata
    E pur la sopportò
    umil si dimostrò
    fra gente ingrata
  6. Andò il Signor
    da Erode in casa d’Anna
    scherno maggior
    di fargli ognun s’affanna
    schiaffi (e) sputi toccò,
    e da Pilato tornò
    per la condanna
  7. L’Agnello Pio
    di carcere fu levato
    E il popol rio,
    lo menò da Pilato,
    dove lo esaminò
    e in lui non trovò
    alcun peccato
  8. Giurato fu
    da gente menzoniera
    che il buon Gesù
    ingannator egli era
    perciò deve patir,
    in croce vò a morir
    con morte fiera
  1. Pilato che,
    doveva sentenziare
    Disse il perché non lo poteva fare
    Risposero i Giudei
    “A questo si tu dei,
    la morte dare”
  2. Poi comandò
    fosse preso e legato
    E lo lasciò che fosse flagellato
    Allor con aspro duol,
    il sangue scese al suol,
    da ogni lato
  3. Poi lo mostrò
    al popolo insolente
    Ognun gridò,
    contro Gesù clemente
    e muoia il seduttor
    con gran pena e dolor
    subitamente.
  4. Il Nazzaren
    di bianco fu vestito
    La calma tien
    da falso re schernito
    Di spine lo coronò
    sulle tempie provò,
    duol infinito
  5. Pilato allor
    soscrisse la sentenza
    Scacciò dal cuor,
    la vera sua coscienza
    e Dio vuol portar
    la Croce sul Calvar(io)
    con pazienza
  6. Gli empi e crudel
    la croce prepararono
    Chiodi e martel
    per conficcar portarono
    In mezzo a due ladron,
    che con lancia e spunton
    l’accompagnarono
  7. Maria trovò
    per strada il suo Signor(e)
    Gli domandò
    “dove vai o mio Cuor(e)”
    Gesù le prese a dir
    “in croce vò a morir
    pel peccatore
  8. Il buon Gesù
    tutto quanto piagato
    Quando che fu
    al calvario arrivato
    La turba lo spogliò,
    sui panni suoi restò
    il sangue attaccato
  1. Steso Gesù
    sul legno della Croce
    Confitto fù
    con duol e pena atroce
    E il popolo gridò,
    e il popolo gridò,
    ad alta voce
  2. Allora fè
    Gesù suo testamento
    E chiamò a sé
    Giovanni allor scontento
    Maria gli consegnò,
    per madre la lasciò
    per suo contento
  3. Chiese da ber
    al popolo crudele
    E quel più fier
    gli diede aceto e fiele
    eppur l’assaporò,
    per noi (ei) lo gustò,
    Gesù fedele
  4. Il buon ladron
    di gran dolor conquiso
    Chiese perdon
    rivolto a quel bel viso,
    oggi disse Gesù,
    “meco sarai lassù,
    nel paradiso
  5. Quando morì
    il nostro Redentore,
    tutto quel dì,
    fu ripieno di dolore
    il sole s’oscurò,
    e la terra tremò,
    pel gran dolore
  6. Vien longin,
    e con ferro spietato
    Ferì il Divin,
    Sacrosanto costato
    Acqua e sangue versò,
    e con quello lavò
    Nostro peccato
  7. Giuseppe fù,
    e Nicodemo degno,
    che il buon Gesù
    levaron da quel legno
    Maria lo ricevè,
    nel braccio comechè
    le era suo pegno
  8. O peccator
    che tal morte hai meritato
    nei tuoi error,
    riman(i) più ostinato
    ancor la tua empietà,
    impenitente stà
    nel rio peccato